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SFRUTTAMENTO E LAVORO MINORILE: LA SITUAZIONE IN ITALIA


Feduzi Alessandro


Il lavoro minorile è una piaga sociale poco considerata e molto spesso sottovalutata, in quanto, nella maggior parte dei casi, la parola sfruttamento viene associata alla parte di mondo meno sviluppata economicamente, il cosiddetto Terzo mondo. Tuttavia questo fenomeno coinvolge anche le nazioni più sviluppate, senza escludere l’Italia. Per poter fornire una chiara dimostrazione dei fatti, andremo ad analizzare un’indagine svolta nel 2013 dall’Associazione B. Trentin insieme all’Associazione Save The Children.

Nello specifico si ha lo scopo di fornire una stima precisa del numero di minori sotto i 16 anni coinvolti in questo fenomeno; informando altresì sul tipo di esperienze in cui i minori sono coinvolti, sulle zone geografiche e su ciò che tali esperienze di lavoro minorile hanno rappresentato, e rappresentano ancora oggi, per i minori. È bene specificare, però, che le statistiche che saranno riportate riguardano solamente i bambini e i ragazzi e le ragazze di età inferiore ai 16 anni; infatti in base alla legge istituita il 27 dicembre 2006 ,riguardante l’obbligo scolastico, è obbligatoria l’istruzione impartita per la fascia di età che va dai 6 ai 16 anni.

STIMA DEL NUMERO DI MINORI AL LAVORO



Nel 2013 i minori di 16 anni coinvolti in attività lavorative in Italia erano circa 260.000, cioè il 5,2% della popolazione in età lavorativa. Si è inoltre notato che al crescere dell’età vi è un aumento direttamente proporzionale e non trascurabile del numero di ragazzi che compiono tali esperienze : l’incidenza è minima prima degli 11 anni (0,3%), è quasi al 3% tra gli 11- 13enni e ha un picco nella classe 14-15 anni (il 18,4%).

A conferma di questa progressione, è stata ricostruita graficamente la distribuzione per età al primo lavoro: la maggior parte dei ragazzi fa la sua prima esperienza dopo i 13 anni (il 72%), mentre sono veramente pochi i ragazzi che hanno affrontato la loro prima esperienza, prima dei 13 anni (2,7% e 8,5%). Complessivamente, per 100 ragazzi di 14-15 anni, circa il 22% riferisce di aver fatto una qualche esperienza di lavoro, soprattutto dopo i 13 anni.


È osservabile che questa concentrazione delle esperienze di lavoro pre-adolescenziale può essere collegata al fenomeno degli “Early school leavers”, che in Italia ha un picco rispetto agli altri Paesi dell’Unione Europea. Nel nostro Paese (2011), il 18% dei giovani tra i 18 ed i 24 anni hanno conseguito al massimo il titolo di scuola media e non hanno concluso un corso di formazione professionale riconosciuto dalla Regione di durata superiore ai 2 anni, né frequentato corsi scolastici o partecipato ad attività formative.

Il tasso di abbandono scolastico prima del termine dell’obbligo scolastico è correlato alla diffusione del lavoro minorile, in particolar modo nelle età di passaggio dalla scuola media a quella superiore. Dal punto di vista del genere, i 14-15enni che oggi lavorano risultano per il 54% maschi e per il 46% femmine. Tra questi il 5% è di nazionalità straniera.




ZONE CON MAGGIOR RISCHIO DI LAVORO MINORILE


Come si può osservare dall’immagine qui accanto, l’intensità di fenomeni lavorativi che coinvolgono i minori di 16 anni non è omogenea, anzi varia gradualmente di intensità, dal Nord al Sud. Come ci mostra la legenda , infatti, la frequenza dei casi di lavoro-sfruttamento minorile, è generalmente alta nelle regioni del sud, tra le quali emerge la Sicilia, dove il rischio è definito molto alto. Mentre se ci si sposta nel Centro-Italia, si nota un minor rischio. Non sono da sottovalutare neppure le diverse gradazioni dei colori, che rappresentano l’intensità: generalmente le Regioni del Centro non superano l’arancione, escludendo il singolo caso del Lazio, dove è visibile il colore rosso che denota un alto livello. Se poi spostiamo lo sguardo verso le regioni del Nord il rischio diminuisce ulteriormente,


LE ESPERIENZE DI LAVORO DEI 14-15ENNI


Approfondendo le attuali esperienze di lavoro dei 14-15enni, quasi 3 ragazzi su 4 lavorano per la famiglia, dando quindi il proprio aiuto nel mondo delle piccole e piccolissime imprese a gestione familiare (41%), oppure sostenendoli nei lavori di casa (33%). Il restante 26% si distribuisce in ugual misura tra chi lavora nella cerchia dei parenti e degli amici (12,8%) oppure per altre persone (13,8%). Per quanto riguarda le piccole imprese familiari, parliamo maggiormente di attività nel settore della ristorazione (18,7%), attività di vendita (14,7%), attività in campagna (13,6%)


TEMPI-ORE DI LAVORO


Più del 40% dei 14-15enni che lavorano è impegnato in attività occasionali di brevissima durata (al massimo 10 giorni in un anno) o di breve durata (fino a un mese all’anno). Circa il 25% svolge attività regolari, di lunga durata (da oltre 6 mesi a 1 anno). Il 40% lavora solo alcuni giorni alla settimana, per massimo 2 ore al giorno. Il 24% dei ragazzi sono impegnati per oltre 5 ore al giorno o addirittura tutti i giorni (26%). Un ragazzo su 2 lavora solo nei giorni o nei periodi di vacanza, gli altri lavorano anche nei giorni di scuola, di pomeriggio senza interferenze con l’attività scolastica, mentre il 2% dei ragazzi interrompono ciclicamente la scuola per lavorare.




Il LAVORO MINORILE VISTO DAGLI OPERATORI TERRITORIALI


Ora, per concludere, riporterei qui a fianco una mappa concettuale la quale fornisce le possibili motivazioni , più frequenti, fornite dagli operatori intervistati per giustificare l’alta intensità del fenomeno anche nei Paesi più sviluppati .

Esse , anche se ai nostri occhi non possono ritenersi del tutto plausibili, cercano di mediare il conflitto che nel corso del tempo si è generato tra chi ritiene che il lavoro minorile sia intollerabile e chi invece lo vedo come un’opportunità sia per i giovani ragazzi che per l’attività stessa.


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