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La dittatura in Corea del Nord: un ostacolo alla libertà di pensiero

All’interno di stati liberali e democratici una delle manifestazioni fondamentali della libertà individuale è la libertà di stampa. Essa è garantita dall’articolo 21 della costituzione italiana, che afferma che tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure. Direttamente collegate a questa seguono libertà di pensiero, ovvero il diritto a coltivare proprie opinioni senza condizionamenti esterni, e libertà di parola, che garantisce la possibilità di esternare ciò che si pensa, senza ostacolare però l’espressione dei pareri di altri.

Purtroppo, queste libertà non sono uguali per tutti ovunque. Noi dobbiamo ritenerci fortunati perché la nostra Costituzione ci tutela e ci consente di essere chi desideriamo ed esprimerci come meglio crediamo; tuttavia non è così per tutti i cittadini di tutti i paesi. Ancora oggi infatti in varie parti del mondo i diritti fondamentali sanciti dalla Dichiarazione Universale dei Diritti dell’uomo non sono garantiti o comunque non sono rispettati. nei regimi autoritari essi sono puntualmente calpestati. Le ragioni di ciò sono molto semplici: pensare equivale ad avere un'opinione, avere un’opinione può equivalere ad essere in contrasto con quella di coloro al potere, e avere il diritto di esprimere il proprio dissenso è proprio ciò che i governi dittatoriali cercano di evitare, mettendo a tacere le masse di cittadini. Un esempio calzante di censura e controllo della popolazione su tutti i fronti sociali e personali è la Corea del Nord. Questa è la nazione con il maggior numero di violazioni dei diritti umani sul pianeta e con un popolo privo della libertà di espressione, di stampa o di pensiero. I sudditi di Kim Jong-Un ridotti in schiavitù raggiungerebbero la più alta concentrazione di assoggettati, contando ben 2,6 milioni di persone su una popolazione totale di 25 milioni. Alexander Dukalskis, professore all’University College di Dublino, ha svolto una ricerca intervistando 60 nordcoreani e illustrando lo stato di vita dei cittadini del suddetto paese. Il risultato del suo studio ha riportato che normalmente i cittadini sono sottoposti a sorveglianza e controllo continuo, con una totale supervisione nelle attività giornaliere. Tutte le strutture presenti sul territorio appartengono al Governo ufficiale, non esiste una scuola privata o indipendente.


Gli insegnanti sono controllati dallo Stato e l'educazione nelle scuole non è quella tradizionale, ma vi sono apportati cambiamenti con il fine di introdurre classi di studio riguardanti la biografia di politici rivoluzionari e di Kim Jong-Un stesso. In linea teorica, però, all'interno della costituzione nordcoreana sono presenti clausole che garantiscono la libertà di parola e la riunione di assemblee pacifiche , anche se, come ben noto, nella pratica questi pochi diritti appartenenti ai cittadini non vengono rispettati: qualsiasi critica al governo, al presidente o al regime nella sua interezza è assolutamente proibita e affermazioni di tal genere rischiano di essere punite con gravi provvedimenti quali l’arresto e l’imprigionamento nei cosiddetti “campi di rieducazione”. Per riassumere in modo più chiaro la libertà di pensiero è limitata a pensieri allineati con quelli del partito politico che ha il controllo e già nelle scuole si introducono lezione per impedire che i giovani instaurino un pensiero in opposizione con il potere dello stato.


Nel 2015 la Corea del Nord si è classificata penultima, dopo l'Eritrea, nella World Press Freedom Index stilata da Reporter senza frontiere. La Costituzione nordcoreana prevede teoricamente anche la libertà di stampa, oltre a quella di pensiero sopra citata, ma nella pratica anche questa è limitata alla linea di pensiero politica di Kim Jong-Un. Infatti tutti i media sono strettamente controllati dal governo, ai cittadini è proibito ricevere informazioni da media di altri paesi, a meno di non fronteggiare pene severissime, i giornali trattano quasi interamente di propaganda politica e oltre il 70% di questi scrive articoli di elogio a Kim Jong-il e al padre.

Reporter senza frontiere ha denunciato inoltre che tutte le radio e le televisioni acquistabili nel paese sono predisposte per ricevere esclusivamente le frequenze del governo e sono sigillate per evitarne la manomissione al fine di ricevere altre frequenze al di fuori di quelle permesse. Infatti, cercare di manipolare tali dispositivi per ricevere emittenti straniere viene considerato un grave crimine. Nel 2003, durante una manifestazione del partito, ai capi locali di questo è stato ordinato di controllare se ogni apparecchio all’interno di villaggi e quartieri avesse ancora il sigillo.

Tutto ciò è interessante perché adesso, grazie al marketing, sta diventando difficile mantenere il controllo e la censura su tutte le informazioni in entrata e in uscita dal paese; gli abitanti del Nord Corea sanno molto di più adesso del mondo esterno, e comprendono che la loro condizione non è l’unico sistema di governo esistente. Sono infatti iniziate le prime rivolte interne da parte di cittadini. In un evento del tutto inedito per la Corea del Nord, tre città del paese sono state il teatro delle proteste di centinaia di persone che chiedono cibo ed energia elettrica tanto da portare il regime comunista ad alzare il livello di allerta militare di fronte alla possibilità che il desiderio di maggiori diritti e libertà che si sta diffondendo nel mondo al giorno d’oggi raggiunga anche le loro frontiere e si diffonda a macchia d’olio all’interno dell’intero paese. Le prime manifestazioni sono iniziate il 14 febbraio 2011, due giorni dopo il compleanno del presidente Kim Jong-iI ed hanno avuto come epicentro le città di Jongju, Yonchon e Sonchos, lungo la frontiera con la Cina, nella provincia di Pyongan del Nord. Inizialmente le persone che prendevano parte a queste rivolte erano pochissime, ma in breve tempo se ne sono aggiunte spontaneamente molte altre,


portando le proteste a livelli mai raggiunti in precedenza. Lo dimostrerebbe l'uso di megafoni improvvisati con i quali i manifestanti coraggiosi hanno urlato le loro richieste: "Non possiamo vivere così, dateci la luce, dateci il riso!". Pare infatti che l'esasperazione fosse nata dopo che il regime, per festeggiare il compleanno del presidente, aveva abbassato ulteriormente la capacità elettrica della regione, fino a raggiungere livelli insostenibili per i cittadini. Inoltre, nonostante la censura delle telecomunicazioni, le immagini delle rivolte di altri paesi, continuano a circolare a Pyongyang attraverso canali televisivi cinesi. Chiaramente queste rivolte sono state ancora infruttuose a livello di libertà personali dei cittadini, ma è proprio così che iniziano i grandi movimenti in grado di cambiare le cose. Le libertà di pensiero, stampa e in generale le libertà individuali sono alla base della vita del singolo e sono suo diritto, un diritto che dovrebbe essere garantito. Sono infatti proprio queste libertà che permettono l’evoluzione del paese, l'autonomia e lo sviluppo personale e sociale dell’individuo e per questo non dovrebbero mai essere tolte a nessuno.

Casellato Rachele




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