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Danni Fisici e Psicologici Lo sfruttamento del lavoro minorile

Marrè Alberto

Quando l’Isis ha preso il controllo della nostra città, gli scontri sono peggiorati. Mi sentivo sempre stanca e stressata. Mi sento così tanto più grande della mia età a causa della guerra. Mi sento come una donna anziana anche se ho 16 anni”.

(Saafa, ragazza siriana di 16 anni)

Lo sfruttamento minorile ci ha dimostrato i lati più oscuri dell’uomo. Conosciamo alcune identità di bambini e di ragazzi che sono stati dietro a un tappeto, a un fucile o a un aratro. Quei minorenni di cui forse sappiamo il nome, di cui però non conosciamo il viaggio, cosa hanno attraversato? Chi sono stati? Uomini in miniatura: bassi e poco forzuti, a cui puoi dare qualcosa da trasportare, qualche campo da arare e magari qualcuno da uccidere, in una giornata di lavoro dall’alba al tramonto.

I bambini sono diversi dagli adulti sia dal punto di vista fisico che psicologico, e questo li rende molto più suscettibili a riportare conseguenze negative. Ciò è accentuato dal fatto che non sono consapevoli dei rischi sul lavoro, perché non sono mentalmente maturi. Le conseguenze più rilevanti nascono dall’esposizione alle intemperie, dal lavorare in ambienti con igiene pessima o dai compiti troppo pesanti per il fisico in crescita. Le moderne tecniche di coltivazione hanno portato rischi ulteriori, come l’esposizione a sostanze tossiche e la vicinanza di macchinari motorizzati. Molti bambini rimangono uccisi nel ribaltamento dei trattori o negli incidenti causati da camion e rimorchi pesanti che attraversano i campi. La difficoltà ad accedere alle strutture sanitarie e all’istruzione è un problema molto comune. Le condizioni di alloggio sono precarie. L’alimentazione non è adeguata alle ore di lavoro e al tipo di sforzo che compiono.

Essi riportano danni fisici che variano da segni sul corpo alla diminuzione di vista e udito, fino a malattie di ogni genere; questo perché l’ambiente li costringe a lavorare in climi impensabili con posture sbagliate e inalando sostanze chimiche. Subiscono ogni sforzo o trauma molto più di un adulto. I datori ignorano i loro bisogni fisici e psicologici, costringendoli a svolgere compiti fuori dalla loro portata e per orari estenuanti. Così perdono stabilità su ogni fronte. Nei contesti bellici bombe, mine e ordigni inesplosi sono all’ordine del giorno. Le esplosioni e le ferite da arma da fuoco portano anche alle amputazioni. Le lesioni agli occhi, alle orecchie o ad altri organi causano problemi direttamente collegati, ma anche danni duraturi o permanenti. Sempre uomini in miniatura che puoi dare in pasto agli orrori della guerra, privandoli della scuola e di qualsiasi tipo di partecipazione ad una rete sociale vera.

Fin dalla prima infanzia i bambini cercano di replicare le azioni degli adulti attraverso i loro giochi, o almeno quello che ne capiscono. Imitare a cucinare, pulire, lavorare al pc, sono modi per testare una realtà che ancora non conoscono. Molte delle cose che apprendiamo da piccoli, le impariamo per imitazione di chi ci sta intorno. Lo sfruttamento del lavoro minorile tira fuori violentemente il bambino dall’esperimento e lo butta in pasto agli obblighi e alle responsabilità del lavoro reale. In questo modo lo sviluppo psicologico avviene prematuramente e in modo non organico.

Nelle zone di guerra l’ambiente gioca un ruolo chiave. I bambini sono costantemente circondati da violenza e orrori di ogni tipo. Si ritrovano orfani e spesso il sostegno dato dagli aiuti umanitari non basta a fornire loro i servizi di base. E tutto questo sfocia in stress post-traumatico e paura per il futuro: questa pressione costante finisce col provocare conseguenze negative sulla loro salute mentale.


Gli abusi sessuali avvengono quasi sempre sul posto di lavoro. Li distinguiamo in abusi singoli e abusi cronici. Quando avviene una volta sola il bambino svilupperà la tendenza a ritornare sul ricordo anche in modo molto dettagliato per comprenderlo meglio. Nel caso di abusi ripetuti la vittima ricorrerà alla negazione, questo perché non possiede la stessa capacità di rielaborare le esperienze traumatiche. Col tempo sviluppano la tendenza a cogliere i segnali di un’aggressione imminente, tenendosi costantemente in allarme. I bambini provano ad adattarsi, ma questo altera il loro sviluppo cerebrale, portandoli inevitabilmente a problemi psicologici o psichiatrici. Anche con gli abusi il disturbo da stress post-traumatico ha delle importanti conseguenze che compromettono la capacità di instaurare relazioni sane e normali.

L’abuso e lo sfruttamento creano quindi persone disagiate che vivranno costantemente nella paura, nella rabbia e nella depressione; ferite nel profondo si rassegnano sul proprio futuro prima ancora di svilupparsi completamente, sia dal punto di vista fisico che da quello psicologico. Sono persone cresciute con svantaggi e traumi. Sono persone che faticheranno ad inserirsi nella società, perché non hanno avuto le possibilità di rendersi compatibili con il resto del mondo.



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