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Latino: più che una lingua antica, un tesoro per la conoscenza e la cultura

Spesso noi studenti discutiamo sull’utilità di studiare il latino, ormai visto come una lingua morta, in disuso ed obsoleta.

Come da copione, ci viene fornita la solita spiegazione: “il latino ti apre la mente”. Una semplice frase che ci sentiamo ripetere da anni.

Ma veramente il latino è una lingua morta? È davvero così inutile?

Il latino è la lingua madre di tutte le lingue indoeuropee. Era infatti la lingua ufficiale dell’antica Roma, riservata all’amministrazione politica.

Dal latino sono poi derivate altre lingue che tuttora parliamo, le cosiddette lingue neo-latine, ossia lo spagnolo, il portoghese, l’italiano, il francese, il romeno…

La lingua latina mette a dura prova le capacità logiche di noi studenti ma, al tempo stesso, ci permette di arricchire il nostro bagaglio linguistico e culturale con i suoi costumi e le sue tradizioni che rappresentano le radici della nostra storia e della nostra civiltà. Ne espone i cambiamenti che si sono susseguiti nel corso dei secoli nonché accomuna l’uomo di oggi all’uomo antico. Alla fine il presente è il figlio del passato.

Il latino favorisce, inoltre, lo sviluppo delle capacità logiche, di ragionamento e dell’apprendimento del metodo scientifico.

Infatti, quando ci troviamo davanti una versione, la bravura non coincide col sapere il significato di ogni singolo vocabolo, ma sta nell’individuare le varie funzioni logiche delle singole parole o locuzioni e riordinarle nell’ordine italiano corretto, seguendo una vera e propria analisi logica.

Infatti, come nel metodo scientifico, prima leggi il testo proposto (osservazione del fenomeno); poi inizi a tradurre le parole individuando verbo, soggetto e le funzioni logiche degli altri complementi (formulazione di un’ipotesi); in seguito verifichi con varie prove se la frase corrisponde (esperimenti per verificare l’ipotesi) ed infine, formulata la frase completa, controlli se le varie funzioni logiche coincidano con i casi latini (analisi dei risultati).

Inoltre molti termini in campo biologico e medico sono indicati con nomi latini e, anche per questo, possiamo definire il latino come lingua della scienza.

Alcuni ritengono che oggi questo ruolo sia stato sostituito dall’inglese, lingua veicolare che ci permette di comunicare con persone provenienti da ogni parte del mondo. Dobbiamo ricordarci, però, che i documenti dei primi scienziati e dei primi medici sono arrivati a noi scritti in lingua latina e per quanto l’inglese è la lingua internazionale, il latino rimane il caposaldo del linguaggio scientifico.

Così come Osler, medico canadese, definito come il padre della medicina moderna, auspicava che ci fosse complementarietà tra scienze e umanesimo, lo studio della lingua

latina crea nei ragazzi l’attitudine a ordinare mentalmente le fasi di una ricerca, a cercare la traccia germinativa invisibile nel segno manifesto (applicazione del metodo scientifico) e, infine, ad attribuire significato e pertinenza alle parole che si proferiscono (ovvero ai pensieri che si formulano), in altre parole ad avere la responsabilità delle proprie azioni.

E come disse la mia professoressa: “Il latino non è una lingua morta perché nessuno la parla più, come credete voi. Quando una lingua ci parla, e ci parla d’amore, vuol dire che è ancora viva!”.


Sofia Cucchiarini 2B

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