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La sfida delle donne nella scienza: superare le barriere di genere e maternità

Venerdì 10 febbraio, in onore dell'ottava giornata internazionale “Donne e ragazze nella scienza”, si è tenuto al collegio Raffaello un incontro per parlare per l’ appunto di donne e scienza. A presentare gli argomenti e la tematica è stato il professore Gianluca Maria Guidi, organizzatore del progetto. Successivamente, grazie all’intervento del professore Marco Rocchi, si è parlato a livello statistico di quante donne si iscrivono all’università, di quante si laureano e di quante intraprendono i vari livelli del percorso accademico. Il Professore ha iniziato la sua esposizione dicendo che nel 1830 alle donne negli Stati Uniti era stato consentito l’accesso alla massima istruzione, mentre in Europa questa novità sarebbe arrivata solo alla fine dell’800. Rocchi ha anche mostrato il numero delle varie scienziate donne nel corso degli anni: tra 1400 e 1500 ve ne erano una decina e tutte erano suore (perché non era permessa l’istruzione al genere femminile), nel 1800 solo 108 donne erano scienziate, mentre oggi sono circa 2 milioni quelle che intraprendono la suddetta carriera. Nonostante questi ultimi dati siano rincuoranti, ce n’è uno in particolare che mostra come questa disparità di genere nell’istruzione tuttora persista, soprattutto nel percorso accademico. Il numero delle donne iscritte all'università è maggiore di quello degli uomini e anche il numero delle donne che raggiungono la laurea triennale è superiore, ma proseguendo verso i livelli più alti del percorso universitario vi è un tremendo calo: pochissime donne diventano infatti ricercatrici o professoresse ordinarie ( massimo livello del percorso accademico).

L’abbandono degli studi universitari è causato nella maggior parte dei casi dalla scelta di molte donne di accudire e crescere al meglio i figli in prima persona. Questa distribuzione dei ruoli iniqua e di stampo maschilista è sostenuta anche dalla legislazione del nostro paese, come si può notare guardando l’enorme differenza di lunghezza dei periodi di maternità e paternità nello stato italiano. Alcune donne si sentono in dovere di dedicarsi alla famiglia rinunciando alla carriera accademica e/o lavorativa. Questa scelta dipende anche dall’altra metà della coppia, che spesso non sostiene a dovere la donna nel proseguire il cammino lavorativo, oppure addossa a lei la responsabilità della crescita del bambino, togliendole tempo agli studi. Le cose stanno però cambiando: ad oggi sempre più donne riescono ad eccellere e a completare la carriera universitaria grazie alla loro perseveranza e alla loro forza, perché l’essere mamma non deve limitare mai la carriera.


Sgaggi Francesco


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